Greta Cerretti

Pillole di scrittura: show, don't tell

Quante volte ci siamo imbattuti nella descrizione della tecnica: Show dont’ Tell?

In teoria, sappiamo tutti cosa significa. Significa non raccontare al lettore, bensì mostrare al lettore, coinvolgerlo facendogli vedere dettagli vividi e lasciarlo libero quanto più possibile di leggere e interpretare azioni e personaggi.

Questo in teoria. Ma, nella pratica… come si fa?

Ecco due romanzi che invece di spiegarlo ce lo insegnano.

Il primo è “Il ragazzo giusto”, di Vikram Seth. Un libro dove l’autore usa egregiamente lo “show”.

Il secondo è “La metà di una vita”, di V.S. Naipaul. Un libro dove l’autore usa egregiamente il “tell”.

Il primo dettaglio che vi colpirà è il numero di pagine rispetto al tempo narrativo: “Il ragazzo giusto” copre un arco di circa tre anni, mentre “La metà di una vita” copre un arco di oltre sessanta. Eppure il primo romanzo è lungo 1622 pagine mentre il secondo è lungo 232 pagine. Com’è possibile?

Mostrare richiede tempo. Seth non si limita a dirci che un personaggio è infantile: ci mostra il suo comportamento infantile.

Dire richiede fermezza. Naipaul utilizza l’abilità lessicale per portare al lettore un personaggio già “digerito”.

Seth è indiano, Naipaul naturalizzato inglese: entrambi ci raccontano l’India post bellica in una fase di transizione ed affrancamento dall’Inghilterra. La rigidità delle caste, le differenze religiose, lo sguardo alla cultura anglosassone appaiono anch’essi diametralmente opposti.

Nel libro di Seth comprendiamo fino in fondo, perché come lettori viviamo gli avvenimenti sotto la pelle insieme ai personaggi; nel libro di Naipaul ne veniamo sfiorati, nonostante gli eventi nella vita dei personaggi abbiano ripercussioni enormi.

Nel libro di Seth le piccole cose, come scrivere una lettera con i ritagli di precedenti carte da lettera, diventa un evento significativo; nel libro di Naipaul le grandi cose, come abbandonare la propria casta privilegiata per vivere in povertà, diventa un evento come un altro nella lunga catena di eventi.

Al termine del libro di Seth, i personaggi sono diventati per noi persone; al termine del libro di Naipaul i numerosi personaggi scesi in scena sfuggono come pesci da una rete a maglie larghe.

Al termine del libro di Seth vorremmo ancora pagine, benché dolcemente accompagnati a un finale ben preparato; al termine del libro di Naipaul siamo sazi, nonostante una chiusa brusca e repentina.

Siamo di fronte a due romanzi immensi, capolavori riconosciuti e indiscussi, dove per scelta l’autore decide se utilizzare o meno la tecnica dello show don’t tell. Per compiere questa scelta, per decidere se la tecnica fa per noi, è necessario padroneggiarla. La lettura a confronto di questi due libri è il migliore degli esercizi.

Buona lettura e buona scrittura.

Articolo di Greta Cerretti

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