"Esordienti da spennare" di Silvia Ognibene
Dal 9 al 13 maggio 2024 si terrà a Torino il Salone del Libro, appuntamento irrinunciabile per lettori, scrittori e addetti ai lavori. Molti esordienti aspettano questa data per poter conoscere di persona gli editori ai quali progettano di mandare i loro romanzi o dai quali attendono risposta. Per l’occasione ho deciso di rispolverare il libro – inchiesta di Silvia Ognibene “Esordienti da spennare” con sottotitolo “Come pubblicare il primo libro e difendersi dagli editori a pagamento”. Rispolverare è il termine esatto, poiché “Esordienti da spennare” esce nel 2003. Sfogliandolo è naturale porsi una domanda: questo libro-inchiesta è invecchiato bene? L’amara risposta è: purtroppo sì.
Senza le date a inquadrare temporalmente il fenomeno dell’editoria a pagamento, se dal 2003 a oggi la Minimum fax non fosse diventata una big, se l’autrice non preconizzasse la mai avvenuta vendita di libri nelle farmacie e nelle stazioni… non coglieremmo alcuna differenza a distanza di oltre vent’anni. Una constatazione da far accapponare la pelle. Alcuni degli editori citati nel libro (Aletti, Aliberti, il Filo) continuano imperterriti la medesima modalità di editoria a pagamento, spillando cifre astronomiche agli esordienti; pochi, troppo pochi editori espongono il logo NoEap sul loro sito oppure dichiarano con chiarezza di non chiedere solti per pubblicare (e poi lo fanno davvero); troppi, davvero troppi “stampatori” si spacciano per editori e hanno affinato la tecnica per rendersi meno riconoscibili (alcuni ti contattano direttamente su siti come LinkedIn e poi prendono d’aceto se gli fai cortesemente notare quanto questa loro pratica sia repellente). Questo (e molto altro, purtroppo) da un lato della barricata.
Dall’altro lato, frequentando forum e social, si nota una sconfortante sovrabbondanza di autori che persevera nella convinzione che per pubblicare sia obbligatorio pagare oppure che difendono le proprie posizioni affermando che pagare una cifra piccola sia differente da pagarne una esosa. Come se niente fosse, come se il Writer’s Dream, Lipperatura, Costruttori di Mondi, Ultima pagina e tanti altri non esistessero.
Questa editoria somiglia a un laghetto di pesca sportiva. Lo stampatore (chiamiamo le cose con il loro nome visto che vogliamo lavorare con le parole!) se ne sta comodo sulla sedia con la canna in mano. A volte pastura, a volte mette l’esca, altre volte è sufficiente che palesi la propria presenza. Dall’acqua emergono come per magia sempre nuove schiere di esordienti, abbagliati dal riflesso sull’acqua del loro nome in copertina. Non mancano mai: troppo giovani, troppo inesperti, troppo pigri per informarsi, troppo ambiziosi. Oppure poco talentuosi, poco motivati, poco inclini a guardare il loro bambino di carta con occhio professionale o semplicemente critico. Che siano troppo o poco, non cambia la sostanza: sono disposti a lanciarsi nella rete e lo stampatore beneficia di una vera e propria pesca miracolosa.
Ecco perché sconsiglio agli esordienti di leggere l’illuminante testo di Silvia Ognibene: perché questo è un testo che mi arrogo il diritto di definire a posteriori. Un testo che si può comprendere solo dopo aver scialacquato i propri soldi ed aver sbattuto il grugno sul muro della disillusione. Perché solo allora, doloranti e mortificati, siamo disposti ad ascoltare. Decidendo di leggerlo prima si corre il rischio di far cadere il prosciutto dagli occhi, di ridimensionare l’ego e di aprire le orecchie all’ascolto di buoni consigli. Come quelli di Daniele Di Gennaro, fondatore di Minimum fax.
“Affrontare ogni giorno la scrittura come un mestiere. Leggere tutto quello che si può, scrivere e riscrivere, buttare anche due, tre romanzi, fino ad arrivare a una maturità nella struttura narrativa e nella lingua che permetta di passare dalla fase velleitaria a quella della volontà.
Il resto lo fanno la forza del manoscritto e l’intraprendenza dell’autore.”